Samuele Battistella vive dove ogni cosa parla di ciclismo. È una particolare zona del Veneto – tra le province di Vicenza, Padova e Treviso – in cui le strade sono fiancheggiate da fabbriche e da negozi di biciclette, nonché da tutto ciò che serve ad accessoriarle. Nonostante gli altri sport abbiano un fortissimo richiamo, qui la bicicletta conserva sempre il suo status.
“No, non sono mai stato fortemente attirato da sport che non avessero a che fare con la bicicletta. Certo, è naturale praticarli, ma, diciamo così, l’occhio di riguardo è sempre stato dedicato al ciclismo. Se ci penso, da quando ero bambino i miei pomeriggi li ho trascorsi sempre in sella e pedalando. Prima con la mountain bike su cui correvo tantissime ore insieme agli amici, certe volte facendo evoluzioni che, se non avessi avuto fortuna, m’avrebbero spalancato le porte del pronto soccorso. Poi, come una sorta di passaggio naturale, mi sono dedicato alla bicicletta da corsa”.Sembra quasi che questa zona del Veneto sia in qualche modo confrontabile con luoghi che riferiscono per eccellenza alla bicicletta. Il primo che viene in mente è naturalmente il Belgio.
“In verità ci sono delle somiglianze. Nel senso che, avendo preparato con Astana le classiche del Nord e avendo soggiornato là per un po’ di tempo, dei punti di riferimento comuni li ho trovati. Soprattutto nel senso che, nelle famiglie, è impossibile non incontrare qualcuno che non sia visceralmente appassionato di ciclismo e che perciò coinvolga gli altri nella passione.
A me, per esempio, è capitato così: è stato proprio mio nonno a trascinarmi nel vortice della bicicletta da corsa. Certo che se guardiamo lo status del ciclista, inteso come fruitore della bicicletta nella vita di tutti i giorni, il discorso cambia nettamente tra Italia e Belgio. A questo proposito mi rifarei alle parole del commissario tecnico della nazionale Daniele Bennati quando parla dell’approccio culturale verso la bicicletta, proprio nelle Fiandre”.Lo stesso modo di sentire conduce a una sorta di elezione verso le classiche del Nord.
“Diciamo che mi sento portato per certe gare del Nord. Sia per il clima che per il tracciato. Non intendo le corse per veri e propri specialisti come Fiandre e Roubaix ma, per esempio, le classiche delle Ardenne mi piacciono molto.
D’altro canto, indipendentemente dalle preferenze, sono così importanti che per ben figurare bisogna che tutte le variabili siano favorevoli. Il ciclismo moderno è talmente specializzato che basta un nonnulla, un’infreddatura o una botta in allenamento, per compromettere non solo una gara, ma una parte della stagione.
In più, le classiche delle Ardenne davvero importanti superano i 250 chilometri che sono una distanza poco usuale durante la stagione e perciò più difficoltosa. Ciò nonostante non posso nascondere che le gare nervose della parte francese del Belgio mi stimolino molto, forse perché, appunto, assomigliano un poco al tipo di tracciato che si può incontrare dalle mie parti”
Sono due le gare indissolubilmente legate a Samuele Battistella: il campionato del mondo Under 23 nello Yorkshire del 2019 e la Veneto Classic del 2021.
“Certamente sono momenti importanti della mia carriera. Oserei dire di più la Veneto Classic perché è una gara professionistica a tutto tondo, in più vinta a pochissimi chilometri da casa mia.
Ma, come ho già più volte detto, soffermarsi a contemplare i risultati passati non è il miglior modo per approcciare l’arrembante ciclismo moderno, in cui tutti sgomitano per avere la ribalta. I risultati già conseguiti sono magari belli da osservare e certamente l’arrivo in solitaria a Bassano del Grappa nella Veneto Classic è impresso nella mia memoria, ma ciò che conta è la prossima stagione e la ricerca d’un ulteriore miglioramento.
Credo che anche quest’ ultima considerazione faccia parte del famoso detto che il ciclismo è la miglior metafora della vita”.