Il tragitto da Vík sino ad Akureyri avrebbe attraversato il centro dell’Islanda, pedalando lungo le strade indicate con la lettera F, che in islandese è l’iniziale di “Fjalla” che significa montagna. Sono strade in genere percorribili con automobili 4X4, ma che si sono naturalmente prestate alle qualità delle Jena in dotazione.
La regina delle strade di montagna è la F26 che Daniel e Carali hanno imboccato alla fine del terzo giorno di viaggio, subito dopo essere rimasti stupefatti di fronte alla bellezza della Riserva Naturale del Fjallaback.
“Il panorama intorno era incredibile. Il nirvana dei fotografi. Una parte del parco era rigogliosa: verde e con fiumi che parevano non avere fine. L’altra era brulla, con fessurazioni del terreno colme di sabbie mobili o di lava vulcanica”.
La sensazione di incredulità è continuata a lungo per tutta la F26.“Il paesaggio lungo la strada cambiava rapidamente e non pareva di essere nel medesimo luogo in cui ci si trovava mezzora prima e questo indipendentemente dalla salita o dalla discesa. Alle volte bastava una curva e il panorama si trasformava di colpo. In più in Islanda le condizioni metereologiche mutano in continuazione: in ventiquattrore ore si possono trovare tutti i tipi di clima che si incontrano in un anno a Londra”.
Mai come in Islanda la bicicletta è stata utile a Daniel Hughes.
“Uno dei motivi per cui amo la bicicletta è che consente di percorrere strade non battute, vitale per un fotografo in cerca di scatti assolutamente originali. I percorsi non battuti sono fondamentali in Islanda, perché il panorama è talmente mutevole che, inaspettatamente, non molto distante dalla strada principale, ma invisibili dal piano stradale, si possono incontrare cascate o formazioni geologiche inspiegabili che sono soggetti fotografici ideali. Se non avessi avuto a disposizione una bicicletta per l’off road, la qualità del reportage fotografico e le emozioni di sette giorni di viaggio in bikepacking sarebbero state certamente molto diverse”.