Non è dato comprendere come si formi l’idea dell’impresa nella testa di Omar Di Felice e, senza dubbio, il meccanismo rimarrà sconosciuto. Certo è che ogni volta che il progetto viene alla luce diventa di grande stimolo per i partners che l’accompagnano.
Per questo motivo e per una sorta di auspicio per un futuro fatto di imprese senza alcuna limitazione, Wilier Triestina ha colto l’occasione per seguire Omar molto da vicino durante la traversata dell’arco alpino, da Muggia a Ventimiglia, respirandogli a fianco in ciascuno degli oltre 1.600 chilometri pedalati e lungo i quasi 32.000 metri di dislivello accumulati.La grande vicinanza d’intenti, che si traduce in un’analoga elaborazione di un progetto e nella grande abnegazione per cercare di realizzarlo, ha fatto in modo che l’avventura di Omar Di Felice lungo la linea di confine sia diventata un film-documentario interamente prodotto da Wilier Triestina.
“Ciò che ci ha subito colpito dell’idea di Omar è una sorta di felice ribellione a tutti gli ostacoli che la pandemia aveva frapposto all’attività ciclistica nell’inverno e nella primavera del 2020. Così, una volta usciti dal primo lockdown, c’è parso di buon auspicio condividere il suo entusiasmo per un’impresa che a fianco degli aspetti atletici, psicologici e storici, esprime soprattutto l’esigenza di tornare a una normalità in cui tutto possa essere immaginato e portato a termine”.
Così Luca Violetto, responsabile della comunicazione di Wilier Triestina spiega la scelta di intraprendere la strada della produzione del film “La Linea di Confine”, un documentario che tenta di illuminare con una luce diversa il particolarissimo mondo dell’ultracycling, cercando soprattutto le intime ragioni psicologiche che spingono un amante della bicicletta a intraprendere imprese al limite (e oltre il limite) delle proprie possibilità.
Sotto questo punto di vista, ne “La Linea di Confine” si rivelano illuminanti gli interventi di Fabio Vedana, grande esperto e tecnico di sport di endurance, che consentono di penetrare le motivazioni che conducono un atleta a sottoporre il proprio fisico ai grandi sforzi connaturati agli sport estremi.
“È anche questo che ci ha entusiasmato e ci ha portato a produrre “La Linea di Confine”: la descrizione d’un atteggiamento che può condurre ciascuno di noi a dei risultati che, a prima vista, appaiono ben oltre la nostra portata. In questo senso le imprese di Omar fanno capire quanto possa essere potente il binomio uomo-bicicletta e a che risultati impensabili possa condurre.
Questo vale certamente per l’ultracycling, ma soprattutto per tutti coloro che attraverso la bicicletta possono trovare giovamento per problemi psicologici, fisici o di salute.
Sono proprio queste opportunità che, alla fine, rappresentano il vero fine ultimo del ciclismo generalmente inteso.
Perché spesso, per una persona normale, “La Linea di Confine” rappresenta solo il limite da oltrepassare per avere una migliore qualità della vita”.