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Alexey Lutsenko sopra Mont Aigoual

Scritto da Wilier | 4-set-2020 7.25.00

Molti commentatori avevano pronosticato un rush d’Alexey Lutsenko fin dalle inizialissime tappe del Tour de France.
C’era chi lo aspettava come antagonista di Alaphilippe sul Col des Quatre Chemins sopra Nizza e persino chi l’attendeva in testa a Orcieres-Merlette: un’azione secca, un attimo prima che i grandi tracks si mettessero in movimento, perchè Lutsenko ha la capacità di contenere il recupero del manipolo che si gioca la classifica generale.

Ma tra Le Teil e Mont Aigoual la tattica del (demi) finisseur è cambiata di colpo: ha abbandonato l’attacco un istante prima dell’ultima offensiva altrui per abbracciare la fuga dalla lunga distanza.

L’avventura è cominciata appena passato Lavilledieu – 20 km dall’inizio della tappa – ed è continuata insieme ad altri sino a Mandagout, quando è cominciata la salita più importante e, molti lo giuravano, decisiva della giornata: il Col de La Lusette.Là il copione era facilmente interpretabile e persino cooptabile dal ciclismo su pista: la corsa a eliminazione.
Alla fine, superata la metà della salita, sono rimasti solo Alexey Lutsenko e Jesus Herrada a giocarsi gli ultimi due colli della tappa, mai percorsi prima dal Tour de France.

In realtà quasi nessuno ha scommesso su Herrada, mentre i commentatori scandivano il conto alla rovescia per l’attacco, che è arrivato a quattro chilometri dal Gran Premio della Montagna de La Lusette.
Alexey Lutsenko se n’è andato sul passo, con una progressione che ha fatto chinare la testa sul manubrio a Herrada, che, a quel punto, aveva solo le forze per riuscire ad arrivare secondo, che al termine d’una tappa condotta sempre al comando e col destino a termine dei fuggitivi della prima ora, è un grandissimo risultato.Certo è comprensibile il rammarico per il secondo posto, ma sull’ultimo tratto del Col de La Lusette non c’è stata alcuna traccia di sfortuna: Alexey è andato e basta e sul Mont Aigoual s’è girato solo per salutare il direttore sportivo dell’Astana e cominciare a festeggiare la vittoria.

Vederlo pedalare sicuro sul falso piano conclusivo della tappa, con una veduta spettacolare sulle Cevenne, la Valle de l’Herault e più a sud sull’Occitania, ha fatto respirare l’aria d’una grande impresa, di quelle difficili da dimenticare, completata su due delle nuovissime salite del Tour: come a sottolineare che nessuno era passato primo lassù, sul Col de La Lusette e sul Mont Aigoual, prima di Alexey Lutsenko.

E sola, insieme a lui, anche una bicicletta.
Una Wilier 0 SLR.