I veri appassionati sanno bene che la gara che meglio rappresenta l’essenza profonda dell’atletica leggera è il decathlon. Lo stesso spirito porta a considerare il triathlon l’essenza degli sport endurance per eccellenza: il nuoto, il ciclismo e il podismo.
Le inenarrabili distanze sulle quali si cimentano i triatleti, nonostante siano specialità alla portata di tutti, li collocano senza ombra di dubbio nella categoria dei supermen. Ma anche i supermen hanno i loro masters: il Campionato dell’Organizzazione dei Triatleti Professionisti (PTO), il Challenge Daytona che il 6 dicembre si svolgerà sul famoso circuito motoristico, al termine d’un anno che per ciascuna specialità – e quindi pure per la specialità che le compendia – è stato estremamente difficoltoso.
Amelia Rose Watkinson, neozelandese, tra le prime venti del ranking mondiale, racconta così il proprio 2020.
“E’ stato un anno molto difficile senza la possibilità di effettuare i consueti programmi di allenamento e di perfezionamento e senza le verifiche che le gare rappresentano. In più, per noi che siamo professionisti, non nascondo che ci sono stati anche problemi economici. Ciò nonostante ho cercato di allenarmi nel miglior modo possibile in previsione della ripresa delle gare e, per fortuna, ho potuto testarmi in tre triathlon in Australia, che ho vinto. Spero che sia di buon auspicio per Daytona, perché sarà una gara estremamente spettacolare – per gli atleti e per il pubblico – considerato che si svolgerà in circuito e quindi con la possibilità di controllare a vista i principali avversari. Credo che sia alla mia portata arrivare tra i primi dieci e, comunque sia, spero di dare un bel contributo allo spettacolo che ci si aspetta dal Challenge Daytona”.