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Il Re è caduto. Evviva il Re

Scritto da Wilier | 14-lug-2023 11.52.10

Che Mark Cavendish fosse il più grande sprinter lo si sapeva indipendentemente dal Tour de France 2023. Era una verità incisa sulla pietra. Tuttavia, battere il record di vittorie di Eddy Merckx alla Grande Boucle rappresentava un obiettivo e una soddisfazione difficili da esprimere a parole.

Incunearsi in qualche modo nella tramandata leggenda del Cannibale è un traguardo immaginifico per chiunque intraprenda la carriera del ciclista professionista. È a tutti gli effetti un sogno.
Un sogno che molti hanno coltivato, ma che solo Mark Cavendish ha avvicinato. Così molti, anche solo per interposta persona, desideravano vivere questo momento storico.

Ma a 60 chilometri dall’arrivo della tappa di Limoges, a Dourzanac, dopo aver sfiorato la vittoria (e perciò il grande gaudio) il giorno precedente, tutto è finito in una delle carambole di corridori che troppo spesso caratterizzano negativamente i Grandi Giri.
La parola fatidica è stata “clavicola”.

Non appena la notizia del ritiro di Cav è trapelata, è avvenuto qualcosa di stupefacente. I sogni di tutti (ma proprio tutti) si sono infranti sull’asfalto di Dourzanac e quel sentimento di enorme delusione ha percorso ogni mezzo di comunicazione. Pareva che il destino avesse giocato un brutto tiro a tutti gli amanti del ciclismo, come se i limiti nel ciclismo e nella vita – di cui le 34 vittorie di Eddy Merck rappresentano una significativa metafora – si fossero dimostrati invalicabili.

Ovviamente la delusione ha serpeggiato anche nel plotone, perché nessuno meglio dei colleghi di Mark Cavendish poteva comprenderne la sofferenza. Lo sconforto s’è esteso dal Team Astana Qazaqstan a tutto il gruppo, sino al simbolo più importante: la maglia gialla.

“Non si dovrebbe dire, ma tutti noi desideravamo che Mark vincesse un’altra tappa. Certo, gliel’avremmo contrastata fino all’ultimo metro, gliel’avremmo impedito come potevamo, ma lo desideravamo, perché oltrepassava un limite. Un simbolo. È accaduto come al Giro d’Italia, all’ultima tappa di Roma. Abbiamo provato a batterlo perché a tutti sarebbe piaciuto vincere sui Fori Imperiali, ma la sua vittoria, alla fine, ci ha reso tutti meno delusi”.

E come si usa dire in questi casi: il Re è caduto, evviva il Re.