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Jerome Cousin, il ciclista da ricordare: dal Tour de France alla traversata del Portogallo

Scritto da Wilier | 16-ott-2020 15.35.00

Jerome Cousin, professionista del team Total Direct Energie, è il protagonista dell’avventura cavalleresca più citata del Tour de France 2020: la fuga di centottanta chilometri – prima in terzetto e poi in solitudine – durante la terza tappa del Tour, da Nizza a Sisteron.

L’impresa s’è conclusa a sedici chilometri dal traguardo, ma la sua sagoma inconfondibile, differente dalla classica fisionomia del corridore professionista, ha riverberato nella mente di tutti ben oltre l’epilogo dei Campi Elisi. Probabilmente è la sua filosofia ciclistica, molto vicina a quella del cicloturista, a renderlo così memorabile.

“Anche durante un’importante corsa a tappe provo un grande piacere nello scoprire in bicicletta nuovi paesaggi, nuove regioni e nuovi paesi. Amo molto queste emozioni”.

È perciò comprensibile come, al termine del Tour de France, Jerome Cousin abbia intrapreso un’avventura per nulla canonica nell’ambito del ciclismo professionistico: la traversata in solitudine del Portogallo, da nord a sud, lungo la N2 – la Strada Nazionale 2 – più conosciuta come la Route 66 portoghese.“L’ho fatto perché gli oltre settecento chilometri che ho percorso, alternati tra performance e piacere della scoperta, saranno senza dubbio di grande aiuto in vista della preparazione per la stagione 2021”.

La N2, d’altro canto, è fonte di racconti e di passioni per ogni tipo di viaggiatore. E’ una delle strade più lunghe al mondo e attraversa il Portogallo da Chaves, giusto appena più a sud del confine con la Spagna, sino alla celebre Cattedrale di Faro, in Algarve, affacciata a strapiombo sul Golfo di Cadice. Lungo il percorso s’incontrano straordinarie regioni protette dall’Unesco, come l’Alta Valle del Duero, costellata da vigneti, e, prima di raggiungere l’Algarve, l’Alentejo, una delle perle più celate del Portogallo.

“Affrontare la N2 in bicicletta, ma anche ogni altra strada, consente di oltrepassare qualsiasi barriera culturale o di lingua e permette di scoprire cose che altrimenti non si scoprirebbero. Credo veramente che il turismo ciclistico sia la nuova frontiera per ciò che chiamiamo “il viaggio”. Anche per chi, come me, fa il corridore professionista”.Tutto questo permette di comprendere come Jerome Cousin sia avvolto da un’aura particolare nel gruppo, che tuttavia non gli impedisce di dire: “Non c’è dubbio che io ami lottare coi miei compagni di squadra della Total Direct Energie per cercare di vincere le corse, ma anche questo è incluso nell’amore che provo per la bicicletta”.

Perciò si può tranquillamente affermare che nel ventre del plotone alberga un vero e proprio filosofo della bicicletta che, non sappiamo quanto casualmente sia potuto capitare, sulle strade del Tour de France o lungo la N2 in Portogallo, pedala in sella a una Wilier 0 SLR.