Jerome Cousin, professionista del team Total Direct Energie, è il protagonista dell’avventura cavalleresca più citata del Tour de France 2020: la fuga di centottanta chilometri – prima in terzetto e poi in solitudine – durante la terza tappa del Tour, da Nizza a Sisteron.
L’impresa s’è conclusa a sedici chilometri dal traguardo, ma la sua sagoma inconfondibile, differente dalla classica fisionomia del corridore professionista, ha riverberato nella mente di tutti ben oltre l’epilogo dei Campi Elisi. Probabilmente è la sua filosofia ciclistica, molto vicina a quella del cicloturista, a renderlo così memorabile.
“Anche durante un’importante corsa a tappe provo un grande piacere nello scoprire in bicicletta nuovi paesaggi, nuove regioni e nuovi paesi. Amo molto queste emozioni”.
È perciò comprensibile come, al termine del Tour de France, Jerome Cousin abbia intrapreso un’avventura per nulla canonica nell’ambito del ciclismo professionistico: la traversata in solitudine del Portogallo, da nord a sud, lungo la N2 – la Strada Nazionale 2 – più conosciuta come la Route 66 portoghese.