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rEUnion: la gravel bike e la libertà. Storia di un incontro.

Scritto da Wilier | 30-set-2020 15.08.00

È difficile immaginare un modo migliore per celebrare la riapertura delle frontiere al termine della fase più critica dell’emergenza CovidBruno Ferraro e Max Riese, amanti della gravel bike e dell’avventura, hanno pensato di rincontrarsi dopo il lockdown in un luogo simbolico, al culmine di due percorsi tortuosissimi che partivano rispettivamente da Bassano del Grappa e da Salisburgo, che rappresentasse una rinnovata stabilità e una pacifica certezza. Perciò il luogo dell’incontro doveva essere al tempo stesso reale e immaginario, storico, ma fisicamente ben presente: il Tillacher Joch, la linea di confine tra Austria e Italia dal 1920 sino all’entrata in vigore nel 1995 della Convenzione di Schengen.

Il tragitto da Bassano del Grappa sino alla sommità della Val Pusteria – al Tillacher Joch e alla Forcella Dignas – è stato uno zig-zag colmo di fatica e di emozioni, transitato sui sentieri del Monte Grappa, che portano ancora i segni della Prima Guerra Mondiale, e sui luoghi d’un ecatombe naturale, la Tempesta Vaia, che ha martoriato le zone boschive della Val Visdende.

Ciò nonostante il riappacificato soffio della natura ha, nel corso del tempo, ricomposto l’anima dei luoghi colpiti. Percorrerli in bicicletta ha permesso di comprenderne meglio il benefico istinto curativo e di sentire nell’aria che “nonostante il mondo possa apparire distrutto, in realtà non smette mai di vivere”.Proprio attraverso la bicicletta tutti i significati simbolici dell’incontro sul confine hanno trovato anche un’espressione avventurosa e sportiva, così che, nel corso del viaggio, l’inclinazione gravel di Bruno (e, dall’altra parte del confine, di Max) ha potuto esprimersi al massimo grado.
Dalla strada militare delle Meatte, sul Massiccio del Grappa, sino al sentiero delle Cinque Torri e dalla salita conclusiva alla Forcella Dignas sono scaturite tutte le opportunità che un amante della gravel bike può desiderare: salite e discese difficili, guadi, passaggi in cui è l’uomo a trasportare la propria bicicletta, così che il connubio uomo-macchina sia davvero indistinto. Là è necessario che tra il ciclista e la bicicletta esistano una fiducia e una conoscenza perfette perché tutto ciò che appare a prima vista impraticabile diventi poi possibile.

Deve essere stata un’emozione incredibile quando Bruno Ferraro e la sua Jaroon hanno visto profilarsi sul Tillacher Joch la sagoma di Max Riese. Un’emozione che raccontava che anche gli ultimi tempi difficili, come tanti altri tempi difficili, erano finalmente terminati. “Il lockdown ha impedito che realizzassimo prima il nostro progetto, ma proprio quell’impedimento ha fatto in modo che incontrarci lassù ci abbia regalato delle sensazioni che non dimenticheremo mai”.

© Video ed immagini per gentile concessione di Chiara Terraneo, Gianluca Miotto & Matteo Polo.