Il primo passaggio in Europa di Caroline Soubayroux e David Ferguson

    È bello immaginare Caroline Soubayroux e David Ferguson immobili sul Cabo di Sagres, a fianco della fortezza a strapiombo sull’Oceano Atlantico, un attimo prima di dare la pedalata iniziale della prima parte europea del viaggio intorno al mondo in bicicletta.

    Il Cabo di Sagres è uno degli speroni più a sud dell’Algarve, in Portogallo, e non c’è luogo più simbolico per iniziare, lungo la Nazionale 268, una risalita in bicicletta dell’Europa. D’altro canto, i promontori dell’Algarve paiono essere molto simbolici per i ciclo-viaggiatori. Non è un caso che Jerome Cousin un paio di anni fa abbia scelto la Cattedrale di Faro per portare a termine la traversata del Portogallo con la sua Wilier 0 SLR.

    Sin dall’inizio del tratto europeo Caroline s’è sentita sollevata.
    “…dopo aver percorso quasi seimilacinquecento chilometri sulle piste africane non posso nascondere che mi faccia un immenso piacere ritrovare le strade europee. È piacevolissimo pedalare su un fondo regolare, magari anche in salita, ma regolare e liscio. In Africa talvolta si tende a dimenticare che esistano davvero strade come quelle europee. In più gli Accordi di Schengen ci hanno sollevato dalle interminabili pratiche necessarie per attraversare i confini degli stati sudamericani e, soprattutto, africani”.
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    Però il sollievo non è durato molto a lungo, perché il clima atlantico non ha concesso molta tregua ai fisici già provati di Caroline e David. Da Sagres sino a Santiago de Compostela (una meta imprescindibile per un viaggio come questo) e poi sino a Don Benito, nell’Estremadura spagnola, il freddo e la pioggia hanno fatto rimpiangere il caldo delle piste della Namibia.

    Fortunatamente la Spagna mediterranea, la Castiglia y la Mancia hanno riportato il sole, alzato le temperature e il morale, così che nelle foto sono tornati a splendere i sorrisi di Caroline e David.
    Ma poi è tornato l’Atlantico francese e, per raggiungerlo, la sua succursale climatica che sono i Pirenei. Così il freddo è riapparso, accompagnando fedelmente gli eroi del giro del mondo in bicicletta.

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    Così, alla fine del tragitto europeo, è diventato davvero difficile fare un bilancio dei ventuno giorni di viaggio nel Vecchio Continente: il miglior fondo delle strade, alla fine, ha giovato più del freddo patito? Ma dopo sei mesi di viaggio non si è più in vena di bilanci passati o futuri. Si affronta la strada giorno per giorno.

    “Avevamo preso così tanta pioggia e patito così tanto il freddo che, l’ultimo giorno, abbiamo deciso di accorciare di sessanta chilometri la tappa. Così abbiamo raggiunto Angers e percorso in treno il tratto fino a Caen, dove ci attendeva il ferry per portarci a Londra, dove avremmo preso il volo per l’Australia. Ogni volta che decidiamo d’accorciare una tappa David e io ci sentiamo in colpa, ma quando abbiamo pedalato il piccolo tratto che separa Caen dal porto di Ouistreham il tempo era così brutto, oserei dire miserabile, che entrambi abbiamo pensato che quell’accorciamento è stata una delle migliori decisioni prese in questo viaggio incredibile”.

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