In ogni Giro d’Italia c’è una tappa che, più di tutte, trasferisce i corridori là dove la corsa esprime i verdetti definitivi: sulle Alpi.
La Cittadella – Monte Zoncolan è l’esempio migliore d’una frazione che segna il passaggio da una zona di confort – per quanto i corridori abbiano già sofferto nelle precedenti tredici tappe – a una salita in mezzo alle Alpi Carniche che, ogni amante del ciclismo lo sa bene, è tra le più dure d’Europa.
È come se il Giro d’Italia dicesse: “Finora sono stato impegnativo si, ma in realtà stavo scherzando. Adesso diventa dura davvero”.
Eppure Cittadella non ha nulla che faccia prevedere le sofferenze che attenderanno i corridori cinque ore più tardi. È una città molto bella e godibile, che vive tranquillamente all’interno delle mura circolari del XIII secolo molto ben conservate.I monti, che sono le Prealpi Venete, fanno da sfondo rassicurante al panorama antico e rappresentano la palestra naturale per le migliaia di cicloturisti e ciclisti amatoriali che percorrono quotidianamente la pianura veneta.È il confine regionale tra il Veneto e Friuli che fa immaginare l’epilogo della tappa, perché la stupenda Valcellina, un altro luogo molto amato dagli appassionati della bicicletta per la sua naturale bellezza, si trasforma a Tramonti di Sopra nella salita di Forcella di Monte Rest, che è una sorta di riscaldamento per ciò che accadrà.Oltre la Forcella c’è la Carnia con i suoi spettacolari paesaggi alpini e con innumerevoli possibilità di escursionismo in bicicletta: in strada e fuori strada.
La salita al Monte Zoncolan, che chiamano il Belvedere delle Alpi Carniche, è una leggendaria attrazione ciclistica, i cui sforzi possono essere mitigati da un soggiorno in uno dei suggestivi stabilimenti termali di Arta Terme, proprio all’inizio dei quasi venti chilometri di ascesa.
È da decidere se approfittare delle terme di Arta prima o dopo la grande impresa, o se includere lo Zoncolan in un pacchetto più ampio che includa oltre alla bicicletta e le terme, anche la gastronomia e i laghi.
Poi la vera leggenda del Monte è nei racconti dei cicloamatori, ma anche dei ciclisti professionisti che spesso non riescono a spiegare chiaramente le sensazioni provate nell’ascesa.
Talvolta però s’ascolta un corridore di mezza classifica confidarsi con un compagno di squadra:“Vedi un corridore poco davanti a te. Pensi di essergli quasi a ruota, ma quando arrivi sopra allo Zoncolan scopri che il tuo distacco da lui è di più di un minuto, eppure sul traguardo ti pareva quasi di toccarlo”.Nessuna frase esprime meglio l’epilogo lassù, dopo l’arrivo. Quando lo sforzo profuso durante l’ascesa fa credere davvero che basti alzare un braccio per toccare il cielo.