Il vento in scatola

    Inscatolare il vento in una galleria è stata una grande invenzione che è diventata sempre più necessaria anche nel ciclismo professionistico.
    Comprendere meglio come sfidare la resistenza dell’aria è un espediente che dà risultati sorprendenti che possono rendere indimenticabile un’intera stagione sportiva.
    La capacità di essere aerodinamici finora s’è rivelata fondamentale nei velodromi o, in strada, quando la velocità esplode negli ultimi chilometri di corsa, ma col passare del tempo ci si è resi conto che quest’attitudine può risultare decisiva anche nelle classifiche generali delle grandi corse a tappe.

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    E’ l’evidenza che conferma questa affermazione: tra il 2015 e il 2019, considerando il Tour de France e il Giro d’Italia, solo una volta il distacco tra il primo e il secondo della classifica generale è stato superiore ai due minuti, e includendo pure la Vuelta A Espana solamente tre volte il gap è stato maggiore di centoventi secondi. Ciò significa che, senza dubbio, qualche allenatore, con la testa tra le mani, si sia chiesto: “Come accidenti siamo riusciti a perdere la corsa? Dove abbiamo perduto quel maledetto minuto e mezzo in ottantatre ore di strada?”.

    E’ in quell’istante che si ergono giganteschi i profili delle tappe a cronometro e il peso dei secondi perduti diventa insopportabile. Perciò la galleria del vento è, al tempo stesso, l’unica consolazione e l’unica speranza di raggranellare quegli attimi che, moltiplicati per i chilometri di corsa, potranno rendere meravigliosa una stagione agonistica.
    Questa consapevolezza rende girovaga la vita dei tecnici e dei corridori anche quando la stagione agonistica è lontana, perché la galleria del vento ideale – il Boardman Performance Center – si trova a Worchester, a due passi da Birmingham, mentre la pista migliore dove testare i nuovi dati che il vento in scatola ha indicato sta a Valencia.

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    In questo modo i risultati ottenuti e gli attimi guadagnati rimbalzano dai quartieri generali delle squadre professionistiche, alla Spagna, alla Gran Bretagna, sino alle sedi dei migliori produttori di biciclette.
    Queste considerazioni aprono alle antiche professioni del costruttore di biciclette e del meccanico prospettive che rasentano l’astronautica e che si concretizzano in mezzi sempre più infilati nell’aria.
    Tutto ciò però non va considerato solo a vantaggio dei professionisti, di quelli che si giocano in una manciata di secondi un importante piazzamento in una grande corsa a tappe, perché i risultati dei test di laboratorio finiranno velocemente per essere inclusi nelle soluzioni della normale gamma Wilier. Perciò il risparmio di fatica sarà alla portata di tutti coloro che amano il nostro marchio e, conoscendo le sottili rivalità amatoriali lungo le strade provinciali, chi pedala su una nostro mezzo potrà dire con aria di superiorità: “La mia bicicletta l’hanno studiata da Chris Boardman. Non so se mi spiego!”.

    Un buon modo per intimorire il collega pedalatore sin dall’inizio del giro.

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