La considerazione che la bicicletta sia stata uno dei catalizzatori del sentire comune è uno degli argomenti fondanti del giornalismo e della letteratura ciclistica (e non solo), ma i nessi causali che portavano così tanti scrittori a svilupparli frequentemente sono stati mano a mano nascosti dalla coltre del tempo.
E’ curioso come questo momento preoccupante faccia riapparire la bicicletta come un nuovo catalizzatore di sentimenti.
Recentemente Astana ci ha fatto pervenire alcune considerazioni di diversi atleti a proposito del periodo di forzata inattività che li costringe tra le mura domestiche. Inutile dire che, come accade per ciascuno di noi, le opinioni si rivelano piuttosto comuni, ma vi sono alcuni concetti più specifici che, per esempio, Davide Martinelli e Omar Fraile, in ordine, esprimono nettamente.
“Io cerco di lavorare su ciò che mi permetterà di migliorare in futuro: su tutte quelle cose che, extra strada, aumenteranno le mie prestazioni. Per esempio la stabilità e il rinforzo dei muscoli della schiena. Al tempo stesso cerco di concentrarmi il più possibile sull’allenamento che svolgo e, in queste circostanze, il compito diventa più agevole perché le 4 o 5 ore in strada diventano un’ora o poco più sui rulli ed è più semplice mantenere la completa concentrazione. Perciò penso che anche queste sedute ‘forzate’ sui rulli possano diventare un buon modo per migliorare le mie prestazioni”.
“Beh! A casa abbiamo tutto ciò che desideriamo per continuare il nostro lavoro. Ho a disposizione entrambe le nostre biciclette Wilier Triestina: quella da strada e quella da cronometro. Io alterno il mio lavoro montando sui rulli ciascuna delle biciclette a seconda del mio piano di allenamento e sono convinto che, alla fine di questo periodo, queste sedute mi gioveranno molto quando riprenderà la stagione agonistica”.
Il resto delle considerazioni dei ragazzi dell’Astana sono pervase dalla preoccupazione, esattamente come accade per ciascuno di noi e come accade per i fratelli minori dei ciclisti professionisti: dilettanti, amatori e appassionati. Per questa ragione i consigli e le aspettative di Davide Martinelli e di Omar Fraile sono le linee guida per tutti coloro che amano la bicicletta e che guardano dalle finestre aspettando il momento in cui, finalmente, si potrà uscire per quelle benedette 4 o 5 ore di strada, ma sono, al tempo stesso, dei consigli ciclistici che valgono universalmente.
Perciò, di nuovo, la bicicletta e il ciclismo diventano i catalizzatori d’un sentire comune.
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